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La valle del Douro tra Porto e panorami

19 Agosto 2016

Dalla città di Porto ai confini con la Spagna si apre una delle regioni paesaggisticamente più affascinanti e più antiche d’Europa, la valle del Douro, il fiume che nasce nelle Sierras spagnole e sfocia nell’Atlantico dopo 900 chilometri di gole vertiginose, pareti di granito a picco sull’acqua, terrazze di vigneti e forre selvagge. Prima di diventare, anche, una delle principali attrazioni turistiche del Portogallo, dichiarata Patrimonio mondiale dell’Unesco, era la via d’acqua che univa le aziende agricole che producono i vini da tavola e il Porto più rinomati del paese con le cantine d’invecchiamento e i magazzini di Villa Nova de Gaia, uno dei Comuni del distretto di Porto, sulla riva sinistra del Douro, proprio davanti al nucleo storico di Ribeira.  

 

Un tempo i barcos rabelo, le chiatte a vela adibite al trasporto dei barili, erano l’unico tipo di imbarcazione in grado di risalire il fiume ma oggi, grazie a una serie di dighe, la navigazione sul Douro è uno dei modi, insieme all’auto, al treno e all’elicottero per raggiungere i belvedere da cui si possono ammirare scorci mozzafiato sulla valle, ma anche villaggi, aziende e vigneti.  

 

Tutto, dai musei, come quello di Peso da Régua, dedicato alla storia della coltivazione della vite, agli azulejos bianchi e azzurri della scalinata che sale al Santuario di Nossa Senhora dos Remédios, a Lamego, a quelli della stazione ferroviaria di Pinhão, proprio in riva al fiume, parla della vocazione locale. Fino a Barca de Alva, infatti, dove iniziano le alte scarpate che portano a Miranda do Douro, la città di confine con la Spagna, la valle è la più antica regione vinicola demarcata al mondo. Qui la vitis vinifera importata in Portogallo dai Fenici è coltivata fin dall’epoca romana e ad allora risalgono i primi socalcos, i terrazzamenti delimitati da muri a secco che caratterizzano il paesaggio e hanno un’inclinazione particolare, studiata per catturare il più a lungo possibile i raggi del sole. Anche i nomi sono ancora quelli dati dai monaci cistercensi che delimitarono le aree produttive in quintas, appezzamenti più grandi, e casais, piccole proprietà rurali.  

 

Ville che mantengono intatto il fascino e lo stile delle origini. Le tecniche di vinificazione dei vini cosiddetti «fortificati» come il Porto, che tuttora conserva nei marchi cognomi tipicamente britannici, risalgono infatti all’epoca della grande navigazione oceanica quando le navi trasportavano grandi quantità di vino in barili, che però, a causa dell’alta temperatura delle stive e della difficoltà di conservazione, finivano per andare a male. Furono gli inglesi a recuperare dai monasteri benedettini e cistercensi un metodo già collaudato, che consisteva nell’aggiungere alcol al vino fino ad aumentarne la gradazione a 18-20°e impediva rifermentazioni e ossidazioni eccessive e far nascere la grande famiglia dei vini liquorosi come appunto il Porto, il Madeira, gli Sherry in Spagna e il Marsala in Sicilia. Oggi le quintas sono anche esclusivi luoghi di soggiorno, agriturismi eleganti dove si può soggiornare in camere d’epoca, fare il bagno in piscine con vista e naturalmente seguire e conoscere i segreti della lavorazione dei vini oltre che assaggiarli insieme ai piatti tradizionali.  

 http://www.lastampa.it/2016/08/19/societa/viaggi/mondo/la-valle-del-douro-tra-porto-e-panorami-NIQU76jAvsehrMoVW1I3dN/pagina.html